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UCCELLI O DELLA CITTÀ SOGNATA - Globo Teatro Festival

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GLOBO TEATRO FESTIVAL
Uccelli o Della Città Sognata
Utopia in Periferia
Venerdì 29 Agosto 2025 ore 21.30
ARENA LEGA NAVALE - LUNGOMARE PELLARO - REGGIO CALABRIA
INGRESSO € 7

di Maria Milasi Liberamente ispirato alla commedia “Gli Uccelli” di Aristofane
con Americo Melchionda (Upupa), Kristina Mravcova (Louise), Maria Milasi (Thelma), Thekla Demarco (Civetta)
Scenografia Francesca Nocito - Produzione Officine Jonike Arti - Regia Americo Melchionda
Uno spettacolo surreale che parte dalla classica e rivoluzionaria commedia di Aristofane per approdare a una dimensione altra, contemporanea, onirica e apocalittica, tra illusioni e disincanti.       
Sinossi
Thelma e Louise, due donne braccate che fuggono dalla loro città, diventano i due personaggi alla ricerca di Tereo, l’Upupa, l'uomo che divenne uccello. Lo trovano nel bel mezzo di uno snodo migratorio perenne.  Saprà indicare loro la strada per arrivare alla città sognata?  Ma se la città sognata è un sogno, forse non è di questo mondo.  
 
Le ho conosciute che era ottobre, la loro macchina era andata a finire nel fosso. Quello vicino al campo dei profughi con il filo spinato. Un bel guaio. Mi hanno detto: tu sei l'Upupa? Ed io ho risposto: e voi chi siete? Si chiamavano Thelma e Louise, ma era chiaro che non erano quelli i loro nomi...ma a me alla fine poco importava...mi dicevano della Città Sognata…”                 

Ispirato alla rivoluzionaria commedia "Gli Uccelli" di Aristofane, dalla metafora quanto mai attuale, lo spettacolo "Uccelli o della Città sognata" diventa altro, reinterpretando in chiave contemporanea personaggi, rocambolesche situazioni e stravolgimenti di ruoli.  
I due Personaggi maschili di Aristofane, Pisetero e Evèlpide, diventano nel nostro spettacolo due donne, Thelma e Louise; il gracchio e la cornacchia che in Aristofane guidano i due uomini alla ricerca dell’Upupa, diventano qui due navigatori satellitari sincronizzati sul volo migratorio degli uccelli, venduti alle donne alla frontiera da un disonesto trafficante; il coro degli Uccelli di Aristofane diventa una civetta che si erge con le sue ali per tutta la durata della pièce.   Thelma e Louise si sono conosciute per caso, Thelma sfrecciava con il suo bolide, Louise con il suo monopattino da sfigata. Sono l’una l’opposto dell’altra, ma non si sono più separate, chissà poi perché; hanno deciso di chiamarsi così dopo aver visto in un vecchio cinema anni ottanta il film “Thelma e Louise”, chissà poi perché. Louise è un’attivista dei diritti umani, Thelma un’imprenditrice rovinata: “La vita a volte non va come speri “. Le due donne decidono di fuggire alla ricerca di una nuova città che possa accoglierle.
Louise ha sentito dell’esistenza della Città Sognata. Cercano l’Upupa, che vive tra il popolo degli Uccelli. Qualcuno ha detto che forse l’Upupa sa della città sognata, una città utopica, libera da confini, priva di conflitti e guerre.  
Ma davvero l’Upupa conosce questa città? Chi è davvero l’Upupa? È davvero il re del popolo degli Uccelli? Il popolo degli Uccelli accoglierà alla fine le due donne? Forse l’Upupa è soltanto un uomo che vive ai margini, un senza tetto, un uomo che crede di essere l’Upupa, l’uomo-uccello, anche se non ne sa molto del mito di Tereo, uno di quei miti osceni nato per esorcizzare la brutalità degli uomini che narra di un re della Tracia trasformato in uccello dagli dei. Si, lo chiamano Upupa, chissà poi perché, ma non ha nulla a che fare con quella storia, anche se, in realtà, ha una cosa in comune con Tereo: non è più un uomo è un uccello, un’upupa per l’esattezza, e vive tra il popolo degli uccelli in uno snodo migratorio perenne.  L’ Upupa sembra però non saper nulla della città sognata; lo snodo migratorio perenne dove vive è, inoltre, attaccato da droni, e sta tra due confini delimitati da un campo di filo spinato e da un fosso.  Thelma ha un’idea: fondare proprio lì con il popolo degli uccelli la città sognata! È possibile? Come si può delimitare lo spazio aereo dove vive il popolo degli Uccelli? Verranno dunque eretti nuovi confini? Si può davvero chiudere il cielo, fondare una città nell’etere?
E non c’è il rischio che anche nella nuova città la sopraffazione del potere di qualcuno possa prendere il sopravvento?  Lo spettacolo “reinterpreta lo stile favolistico del viaggio avventuroso di Aristofane sviluppato in commedia grottesca, ma anche la disillusione di poter creare una città ideale che amaramente rimane un’utopia.



Globo Teatro Festival
2025©officinejonikearti

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